Per il trattamento delle condizioni PIK3CA-correlate possono essere impiegati in alcuni casi farmaci oncologici riposizionati.
Questi farmaci, pur essendo oncologici, non sono tuttavia chemioterapici classici, ma terapie antitumorali mirate.
Le terapie mirate antitumorali prevedono l’uso di farmaci che bloccano la crescita e la diffusione delle cellule tumorali interferendo con molecole coinvolte nella progressione del tumore, chiamate “bersagli molecolari”. Per questa ragione le terapie mirate antitumorali sono anche denominate “terapie a bersaglio molecolare”.
Le terapie mirate antitumorali differiscono dalla chemioterapia classica per diversi aspetti:
- agiscono su bersagli molecolari specifici delle cellule tumorali, mentre la maggior parte delle chemioterapie agisce su tutte le cellule che si riproducono rapidamente, sia normali che cancerose
- bloccano la proliferazione delle cellule tumorali (citostatiche), mentre i farmaci chemioterapici uccidono le cellule tumorali (citotossici)
- interagiscono specificamente con il loro bersaglio, mentre molte chemioterapie sono identificate in base alla loro capacità citotossica
Le terapie mirate antitumorali sono una pietra miliare della medicina di precisione, una branca della medicina che utilizza le informazioni sui geni e le proteine della singola persona per prevenire, accertare (diagnosticare) e curare le malattie.
Uno di questi medicinali è l’inibitore selettivo di PI3K alpelisib, per il quale è in corso in Italia una sperimentazione clinica e che in alcuni casi selezionati potrebbe essere somministrato in regime “compassionevole” sotto la responsabilità del medico.
Fonte: Istituto Superiore di Sanità